Artigianato veneto: un patrimonio che si sta spegnendo, ma che può ancora rinascere

Oct 20, 2025By Alessio Morosin

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In dieci anni il Veneto ha perso circa 44.000 imprese artigiane, un calo del 24% che rappresenta una vera e propria emergenza economica e sociale. Le aziende artigiane sono passate da 186.000 a 142.000, e le province più colpite sono Rovigo (-31%), Verona (-27%) e Padova (-24%). Solo nell’ultimo anno, Treviso ha registrato la flessione più forte con un -6,1%.

Il periodo 2023-2024 ha segnato una perdita ulteriore del 5,1% (-7.574 imprese), con tutte le province in calo: Verona (-5,1%), Venezia (-5%), Padova (-4,5%), Vicenza (-4,3%), Belluno (-5,8%) e Rovigo (-5,7%). A questo si aggiunge una difficoltà sempre più grave nel reperire figure professionali chiave come idraulici, elettricisti, fabbri e serramentisti, e un vuoto generazionale che le nuove aperture non riescono a colmare.

Eppure, nonostante questo scenario difficile, tra gli artigiani veneti si registra un ottimismo maggiore rispetto alla media nazionale: cresce la fiducia nella produzione, nel fatturato, negli investimenti e nell’occupazione, e solo il 23,7% dichiara di essere preoccupato per il contesto generale.

Il settore sta anche cambiando pelle: accanto alle professioni tradizionali, si affermano nuovi mestieri legati al benessere, alla mobilità urbana e all’innovazione digitale. Dal 2020 al 2025, in 21 settori su 64 si è registrata una crescita, e oggi queste attività rappresentano quasi la metà (45,5%) delle imprese artigiane venete.

L’artigianato è identità, lavoro, competenza e valore sociale. Per non perdere questo patrimonio serve un impegno forte e immediato: infrastrutture moderne, sburocratizzazione, sostegno al ricambio generazionale e investimenti nell’innovazione. Solo così il Veneto potrà ridare forza a un settore che è stato – e può tornare ad essere – uno dei pilastri della nostra economia.

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